I musulmani sufi contro il marchio italiano Just Cavalli per l’ultimo spot: “Offende il nostro simbolo sacro”.
E’ sollevazione da parte dei musulmani sufi contro il marchio italiano Just Cavalli, accusato di utilizzare il simbolo religioso degli islamici. Da Chicago a Parigi, da Londra a Dusseldorf, a Los Angeles, nelle ultime settimane si sono svolte diverse manifestazioni contro la griffe made in Italy, che avrebbe utilizzato in modo blasfemo – in una recente campagna pubblicitaria – un simbolo religioso ritenuto sacro dagli islamisti.
Dall’Italia, la replica è abbastanza scontata: il simbolo utilizzato nello spot non ha niente a che vedere con la religione musulmana. La protagonista della pubblicità è Georgia May Jagger, 22enne figlia del frontman dei Rolling Stone, modella in reggiseno che promuove il profumo Just Cavalli. Sul polso si intravvede un tatuaggio che, secondo i musulmani sufi, riprodurrebbe uno dei simboli sacri della loro religione, utilizzato per riferirsi ad Allah. Simbolo formato da due archi simmetrici uniti al centro.
I musulmani sufi nel mondo sono circa 500 mila e perseguono il perfezionamento spirituale. I fedeli hanno chiesto al marchio italiano di ritirare lo spot perché svilisce e degrada la loro religione. Nella manifestazione svoltasi a metà giugno a Londra, Nasim Bahadoran ha detto al Daily Mail:
“Usano per fare profitti un simbolo che per noi è davvero importante. Tutto ciò è irrispettoso, offensivo e degradante. Questo segno, per noi, significa pace benedetta. Per noi è un rifugio”.
Per rendere ancora più universale la loro protesta, i fedeli hanno lanciato su twitter l’hashtag #TakeOffJustLogo e su Youtube un video nel quale chiedono il ritiro della campagna pubblicitaria. La casa di moda di Roberto Cavalli ha fatto sapere di aver utilizzato lo stesso simbolo già nel 2011, che rappresenta il morso di un serpente, allusione al peccato originale. Un portavoce della griffe, parlando a Corriere.it, ha detto che nel 2013 è stata intentata una casa dalla Scuola Sufista, conclusa in prima istanza il 16 maggio di quest’anno a favore del marchio. “I loghi non sono confondibili e non presentato similitudini significative”.
Il portavoce aggiunge:
“La nostra società è chiaramente dispiaciuta per il sentimento di disagio espresso dagli studenti della Scuola sufista, ma auspica che la sentenza emessa da un organo competente in materia come l’Ohim convinca gli adepti di questa religione della nostra totale buona fede nonché dell’infondatezza delle loro pretese”.
Dieci anni fa, Roberto Cavalli e il suo marchio ebbero già problemi per l’uso di simboli religiosi. E furono costretti a ritirare dal mercato una linea di bikini sulla quale comparivano le immagini di due divinità indù.